martedì 20 marzo 2012

Traslazione del famoso esorcista di Roma





La spoglie del servo di Dio Padre Candido Amantini verranno traslate presso il Santuario Pontificio della Scala Santa.
Il 21 marzo alle ore 17.30, presso il Santuario Pontificio della Scala Santa verrà celebrata la Santa Messa in occasione della Traslazione del Servo di Dio Candido Amantini.
I resti mortali del passionista padre Candido verranno traslati dal Cimitero del Verano al Santuario della Scala Santa, e la celebrazione sarà presieduta dall’Arcivescovo monsignor Marcello Bartolucci, Segretario della Congregazione per le Cause dei santi.
Padre Candido è ancora molto popolare, conosciuto come il “famoso esorcista di Roma” e il suo ruolo è stato quello di un grande direttore spirituale.
Per cercare di capire le ragioni della popolarità e della spiritualità di Padre Candido, ZENIT ha intervistato il Dott. Paolo Vilotta, Postulatore delle Cause dei Santi.
-          Chi è il servo di Dio Candido Amantini?
Paolo Vilotta: Padre Candido Amantini nacque a Bagnolo, in provincia di Grosseto il 31 gennaio 1914 da Giovanni Battista e Diolinda Fratini. Fu battezzato il 7 febbraio e gli fu imposto il nome di Eraldo. Conobbe i Passionisti durante una missione da loro predicata a Bagnolo e se innamorò. A dodici anni, terminate le scuole elementari, entrò nel seminario minore dei Passionisti a Nettuno (Roma).
A diciassette anni emise i voti perpetui. Nel 1936 venne a Roma, alla Scala Santa, per conseguire la licenza in Teologia presso la Pontificia Università “Angelicum”. Fu ordinato sacerdote il 13 marzo 1937.
Nel 1938 frequentò il Pontificio Istituto Biblico e contemporaneamente insegnò Sacra Scrittura nel seminario di Tavernuzze. Era dotato di una grande capacità di apprendere e di un’ottima conoscenza del greco, aveva imparato l’ebraico, il tedesco e il sanscrito. Dal 1941 al 1945 insegnò ebraico e Sacra Scrittura agli studenti di Vinchiano (Lucca) e di Cura di Vetralla (Viterbo).
Nel maggio del 1961 la sua salute ebbe un crollo, dovette sospendere l’insegnamento e subire un lungo ricovero ospedaliero. Si riprenderà, ma cambierà completamente attività.
Mentre era insegnante, saltuariamente affiancava il confratello P. Alessandro Coletti, già suo alunno, che era esorcista nella diocesi di Arezzo. Il P. Candido iniziò così a fare i primi esorcismi sotto la guida di P. Alessandro. Contemporaneamente iniziò ad avere contatti con padre Pio da Pietrelcina.
La sua preghiera, oltre a seguire le pratiche prescritte dalla sua Congregazione, andava assai al di là. Aveva preso l’abitudine di alzarsi nel cuore della notte per recarsi in cappella e fare un’ora di adorazione eucaristica. I fedeli si accalcavano per assistere alla sua messa mattutina. Il suo amore alla Madonna era quanto mai profondo e sentito, si esprimeva soprattutto con la recita del rosario. Ne è testimonianza l’unico libro che ha scritto “Il mistero di Maria” edito da Dehoniani nel 1971.
Una caratteristica di P. Candido, che è rimasta impressa in quanti lo hanno frequentato erano il sorriso, la serenità che manteneva anche mentre esorcizzava e la inalterabile pazienza che aveva con le folle che volevano avvicinarlo.
Nel 1986, su insistenza del cardinal Ugo Poletti, P. Gabriele Amorth si mise alla scuola di P. Candido per apprendere ed esercitare il ministero dell’esorcistato.
Negli ultimi anni della sua vita, la salute andò sempre più peggiorando e furono necessari frequenti ricoveri ospedalieri. La notte spesso era assalito da crisi di soffocamento e oppressione al cuore. Sentiva la morte ormai vicina e ne parlava con serenità. Passava lunghi momenti immerso nella preghiera e assente da tutto.
Assistito da alcuni confratelli morì santamente nella sua stanza, alla Scala Santa, la notte del 22 settembre 1992.
-          Perché avverrà la traslazione?
Paolo Vilotta: I motivi per cui è prevista una traslazione e il riconoscimento dei resti mortali prevedono una “causa giusta”; in questo caso si procede per trasferire i suddetti resti mortali in un luogo più degno e salvaguardarli dall’umidità e altri agenti atmosferici.
Poche volte oggi si parla di Traslazione e Ricognizione Canonica, si tratta di un momento particolarmente importante per noi Cristiani e Cattolici. È, infatti, una delle tradizioni più antiche della Chiesa Cattolica per la quale il cristianesimo fin dalle origini si è distinto da tutte le altre religioni.
-          Quali sono le virtù ed i meriti di Amantini?
Paolo Vilotta: Penso che a breve tempo, forse maggio di questo stesso anno, si procederà all’Apertura dell’Inchiesta Diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio padre Candido. È appunto in questo momento, durante questa ricerca, che si procederà a raccogliere tutte le testimonianze al fine di appurare se effettivamente P. Candido ha vissuto in grado eroico le virtù teologali e le virtù cardinali.
Circa le virtù e i meriti di padre Candido, posso dare una risposta, al momento, prettamente personale. Quello che più mi ha impressionato, al di fuori del suo famoso ruolo di esorcista, era la sua grande pazienza nel ricevere ogni giorno tantissime persone. Era, infatti, un grande Padre Spirituale, un direttore di anime che ai giorni d’oggi davvero viene spesso a mancare. Nel mondo di oggi si parla molto di psicologia e poco di anima.
Tutta la vita del Servo di Dio è stata costantemente rivolta verso Cristo e la Madonna, la costanza in questo non è mai venuta meno. Il frutto di quest’amore era espresso nella sua direzione spirituale verso tutte le anime bisognose che a lui si rivolgevano.
-          In che modo e come la sua testimonianza di cristiano è ancora viva, e quali le ragioni per la causa di beatificazione?
Paolo Vilotta: La maggior parte delle persone conoscono P. Candido come il “famoso esorcista di Roma” – ma allo stesso tempo, il suo ruolo è stato anche quello di grande direttore spirituale. Era noto che per la maggior parte dei fedeli che venivano ricevuti da lui solo il 2% aveva davvero bisogno di esorcismi. Ma allo stesso tempo continuava a seguire costantemente tutte queste persone. Oggi viviamo un periodo in cui si pensa che la scienza, anche quella psicologica, possa risolvere ogni nostro problema. Sicuramente è vero ed è un aiuto molto importante, ma appunto l’esempio di P. Candido come sacerdote e religioso rivolto sempre al servizio dell’anima di una persona, penso che ci possa far molto riflettere. Allo stesso tempo anche il suo ministero di esorcismo può richiamare all’attenzione quanti su questo tema sono molto scettici, mentre non ci accorgiamo delle tante vittime del Male. Quasi si arriva a non credere all’esistenza del Diavolo, mentre è il Vangelo stesso che ce ne parla e ci da conferma di questa esistenza.
Voglio aggiungere che su internet molte persone dicono di trovare dei siti o blog su P. Candido in cui parlano di possibili reliquie o altro materiale. Dico di diffidare da queste notizie e se qualcuno vuole sapere o ha bisogno di ricevere qualcosa come biografie o immaginette sul Servo di Dio può contattare questa postulazione.

Articolo di Antonio Gaspari
ROMA, martedì, 20 marzo 2012 (ZENIT.org)

giovedì 15 marzo 2012

INNO ALL'AMORE


Se parlo le lingue degli uomini
E anche quelle degli angeli,
Ma non ho amore,
Sono come un metallo che rimbomba,
Uno strumento che suona a vuoto.
 
Se ho il dono di essere profeta
E di conoscere tutti i misteri,
Se possiedo tutta la scienza
E anche una fede da smuovere i monti,
Ma non ho amore,
Io non sono niente.
 
Se do ai poveri tutti i miei averi,
Se offro il mio corpo alle fiamme,
Ma non ho amore,
Non mi serve a nulla.
 
Chi ama è paziente e generoso.
Chi ama non è invidioso,
Non si vanta,
Non si gonfia di orgoglio.
 
Chi ama è rispettoso,
Non cerca il proprio interesse,
Non cede alla collera,
Dimentica i torti.
 
Chi ama non gode dell'ingiustizia;
la verità è sua gioia.
 
Chi ama tutto scusa,
Di tutti ha fiducia,
Tutto sopporta,
Mai perde la speranza.
L'amore non tramonta mai.


 (dalla prima lettera ai Corinti di San Paolo)

mercoledì 14 marzo 2012

Ti saluto o croce santa


TI SALUTO O CROCE SANTA

ti saluto o croce santa
che portasti il Redentor
gloria e lode onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor

sei vessillo glorioso di Cristo
Sua vittoria vessillo d' amor
il Suo sangue innocente fu visto
come fiamma sgorgare dal cuor

Ti saluto o croce santa
che portasti il Redentor
gloria e lode onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor

Tu nascesti fra braccia amorose
d'una Vergine Madre o Gesù
tu moristi fra braccia pietose
d'una croce che data Ti fu

Ti saluto o croce santa
che portasti il Redentor
gloria e lode onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor

giovedì 1 marzo 2012

GALATEO IN CHIESA

No al menefreghismo!
 

Premessa

Le belle maniere – non più di moda – in chiesa sono espressione della fede che abbiamo e del rispetto che nutriamo per il Signore. Ci permettiamo di «ripassare» alcune indicazioni.
 
Il giorno del Signore

La domenica è il giorno in cui i fedeli, convocati dal Signore, si riuniscono in un luogo preciso, la chiesa, per ascoltare la sua parola, per ringraziarlo dei suoi benefici e per celebrare l’eucaristia.



La domenica è per eccellenza il giorno dell’Assemblea liturgica, giorno in cui i fedeli si riuniscono «perché, ascoltando la Parola di Dio e partecipando all’Eucaristia, facciano memoria della Passione, della Risurrezione e della gloria del Signore Gesù, e rendano grazie a Dio che li ha generati per una speranza viva per mezzo della Risurrezione di Gesù Cristo dai morti».
(Concilio Vaticano II)


 
La chiesa

La chiesa è «casa di Dio», simbolo della comunità cristiana che vive in un dato territorio. È prima di tutto un luogo di preghiera, in cui si celebra l’Eucaristia e si adora Cristo realmente presente nelle specie eucaristiche, riposte nel tabernacolo. I fedeli vi si riuniscono per pregare, per lodare il Signore e per esprimere, attraverso la liturgia, la loro fede in Cristo.



«Tu non puoi pregare in casa come in chiesa, dove c’è il popolo di Dio raccolto, dove il grido è elevato a Dio con un cuore solo. Là c’è qualcosa di più, l’unisono degli spiriti, l’accordo delle anime, il legame della carità, le preghiere dei sacerdoti».
(Giovanni Crisostomo)



Prima di entrare in chiesa

Organizzarsi in modo tale da arrivare in chiesa con qualche minuto di anticipo, evitando ritardi che disturbano l’assemblea.
Verificare che il nostro modo di vestire, e quello dei nostri bambini, sia adatto e rispettoso del luogo sacro.
Nel salire la scalinata della chiesa cerco di lasciare alle spalle i rumori e le banalità che spesso distraggono mente e cuore.
Assicurarsi che il nostro cellulare sia spento.

Digiuno eucaristico

Per fare la S.Comunione occorre essere digiuni da almeno un’ora.

Entrando in chiesa



«Sia quando arriviamo che quando partiamo, sia quando ci calziamo i sandali che quando siamo in bagno o in tavola, sia quando accendiamo le nostre candele che quando ci riposiamo o ci sediamo, qualunque lavoro intraprendiamo, ci segniamo con il segno della Croce».
(Tertulliano)



Ci si pone in un clima di silenzio.
Appena entrati ci si avvicina all’acquasantiera, si intinge la punta delle dita nell’acqua e si fa il segno della croce, con il quale si esprime la fede in Dio-Trinità. È un gesto che ci ricorda il nostro Battesimo e «lava» il nostro cuore dai peccati quotidiani. In alcune regioni si usa passare l’acqua santa al conoscente o al vicino che si trova in quel momento a entrare in chiesa.
Quando è il caso si ritira dagli appositi espositori il foglietto della messa e il libro dei canti.
Ci si dirige con passo tranquillo a prendere posto.
Se si desidera accendere una candela è questo il momento di farlo e non durante la celebrazione. Se non se ne ha il tempo, è meglio aspettare sino alla fine della Messa, in modo da non creare disturbo all’assemblea.
Prima di entrare nel banco o mettersi davanti alla sedia, si fa la genuflessione rivolti verso il tabernacolo dove è custodita l’Eucaristia. Se si è impossibilitati a fare la genuflessione, stando in piedi si fa un inchino.
Se si desidera e si è in tempo, ci si può fermare in preghiera dinanzi all’immagine della Madonna o del santo patrono della chiesa stessa.
Se possibile si occupano i posti più vicini all’altare, evitando di fermarsi in fondo alla chiesa.
Dopo aver preso posto nel banco è bene inginocchiarsi per mettersi alla presenza del Signore; poi, se la celebrazione non è ancora iniziata, ci si può sedere. Se invece ci si pone davanti alla sedia, prima di sedersi, ci si ferma in piedi un momento per mettersi alla presenza del Signore.
Solo se veramente necessario si potranno scambiare alcune parole con conoscenti o amici, e sempre a bassa voce per non disturbare il raccoglimento altri.
Se capitasse di giungere in ritardo, si eviterà di girare per la chiesa.



Il tabernacolo, normalmente affiancato da una lampada accesa, era inizialmente destinato a custodire in modo degno l’Eucaristia perché potesse essere portata agli infermi e agli assenti, al di fuori della Messa. Approfondendo la fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaditstia, la Chiesa ha preso coscienza del significato dell’adorazione silenziosa del Signore presente sotto le specie eucaristiche.
(Catechismo della Chiesa Cattolica)



Durante la celebrazione

Quando inizia il canto, o il sacerdote i chierichetti si recano all’altare, ci si alza in piedi e si partecipa al canto.si risponde ai dialoghi con il celebrante.
Si partecipa ai canti, seguendoli sull’apposito libro, cercando di uniformare la propria voce con quella degli altri.
Durante la celebrazione si sta in piedi, seduti, in ginocchio secondo i momenti liturgici.
Si ascoltano attentamente le letture e l’omelia, evitando di disturbare.



«La Parola del Signore è paragonata al seme che viene seminato in un campo: quelli che l’ascoltano con fede e appartengono al piccolo gregge di Cristo hanno accolto il Regno stesso di Dio; poi il seme per virtù propria germoglia e cresce fino al tempo del raccolto».
(Concilio Vaticano II)



I bambini piccoli sono una benedizione e un impegno: sarebbe opportuno che i genitori riuscissero a tenerli con sé durante la messa; ma ciò non è sempre possibile; in caso di necessità è bene portarli in un luogo a parte così da non recare disturbo all’assemblea dei fedeli.
Si cercherà di non fare rumore nel voltare le pagine del Foglietto della Messa.
Sarabbe bene preparare prima l’obolo per la questua, evitando imparazzanti ricerche mentre la persona incaricata aspetta l’offerta.
Al momento della recita del Padre nostro, si elevano le mani in segno di supplica; megli questo gesto che il tenersi per mano in segno di comunione.

Al momento della Comunione

Quando il celebrante inizia a distribuire la Santa Comunione, chi intende accostarsi si dispone in fila verso i ministri incaricati.
Se vi fossero anziani o disabili, si faranno volentieri passare avanti.
Chi intende ricevere l’Ostia in bocca, si avvicina al celebrante il quale dice «Il Corpo di Cristo», il fedele rispone «Amen», poi apre la bocca per ricevere l’Ostia consacrata e ritorna al posto.
Chi intende ricevere l’Ostia sulla mano, si avvicina al celebrante con la mano destra sotto la sinistra, alle parola «Il Corpo di Cristo» risponde «Amen», alza un poco le mani verso il celebrante, riceve l’Ostia sulla mano, si sposta di un passo a lato, porta l’Ostia in bocca con la mano destra e poi ritorna al posto.
In ambedue i casi non si devono fare segni di croce o genuflessioni.



«Avvicinandoti a ricevere il Corpo di Cristo non procedere con le palme delle mani aperte, né che le dita disgiunte, ma con la destra fa’ un trono alla sinistra, perché ricevi il Re. Con il cavo della mano ricevi il Corpo di Cristo e di’ “Amen”».
(Cirillo di Gerusalemme)



Uscita di chiesa

Se vi fosse un canto all’uscita, si aspetterà che termini e poi ci si avvierà alla porta con calma.
Sarebbe buona cosa allontanarsi dal proprio posto solo dopo che il sacerdote è entrato in sacrestia.
Si eviti, terminata la messa, di “fare salotto” in chiesa, per non disturbare chi volesse fermarsi a pregare. Usciti di chiesa avremo tutto l’agio di intrattenerci con amici e conoscenti.

Ricordati che la Messa deve portare i suoi frutti nella vita quotidiana di tutta la settimana.



«Come i grani di frumento che sono germinati sparsi sulle colline, raccolti e fusi insieme, hanno fatto un solo pane, così, o Signore, fa’ di tutta la tua Chiesa, che è sparsa su tutta la terra, una cosa sola; e come questo vino risulta dagli acini dell’uva che erano molti ed erano diffusi per le vigne coltivate di questa terra e ganno fatto un solo prodotto, così, o Signore, fa’ che nel tuo sangue la tua Chiesa si senta unita e nutrita di uno stesso alimento».
(dalla Didachè)