giovedì 27 gennaio 2011

LITANIE IN ONORE DI SAN FRANCESCO DI SALES

Signore, pietà.
Signore, pietà.
 

Cristo, pietà.
Cristo, pietà.
 

Signore, pietà.
Signore, pietà.


Dio Padre, nostro Creatore, 

abbi pietà di noi.
Dio Figlio, nostro Redentore,…
Dio Spirito, nostro Santificatore,…
Santa Trinità, unico Dio e Signore,…


Santa Maria della Visitazione, 

prega per noi.

San Francesco, pienamente unito alla volontà del Padre, prega per noi.
San Francesco, imitatore del Figlio di Dio sulla terra,…
San Francesco, sempre in ascolto dello Spirito Santo,…
San Francesco, figlio prediletto della Vergine Maria,…

San Francesco, nostra guida sulle vie della preghiera,…
San Francesco, modello dell’uomo giusto,…
San Francesco, la cui sapienza è coronata d’umiltà,…
San Francesco, amico della povertà,…
San Francesco, che congiungi forza e dolcezza,…
San Francesco, consolatore degli afflitti e sostegno dei miseri,…
San Francesco, attento ai poveri e ai piccoli,…
San Francesco, compassionevole verso i peccatori,…
San Francesco, la cui bontà ricorda Gesù che conversava in mezzo agli uomini,…
San Francesco, che hai vissuto con gioia la castità,…
San Francesco, terrore e liberatore dagli spiriti malvagi,…
San Francesco, fiducioso nell’assistenza degli angeli,…
San Francesco, illuminato nel discernimento degli spiriti,…
San Francesco, che conservi la pace del cuore nei contrasti e nelle calunnie,…
San Francesco, semplice sia nel successo sia nelle avversità,…
San Francesco, che ponevi una totale fiducia nella Provvidenza divina,…
San Francesco, che offrivi tutto a Dio, senza nulla chiedere e nulla rifiutare,…
San Francesco, che volevi morire a ogni altro amore per vivere per quello di Gesù,…
San Francesco, ardente d’amore per la croce del Salvatore,…
San Francesco, missionario instancabile e difensore della fede cattolica,…
San Francesco, dottore dell’amore divino e della dolcezza evangelica,…
San Francesco, celeste protettore dei sordomuti,…
San Francesco, patrono degli scrittori e dei giornalisti cattolici,…
San Francesco, servitore instancabile dell’unità dei cristiani,…
San Francesco, uomo di pace e di comunione,…
San Francesco, modello dei pastori e predicatore pieno di sapienza,…
San Francesco, maestro della vita spirituale,…
San Francesco, luce per la Chiesa e sale della terra,…
San Francesco, che hai affidato tutta la tua vita alla Madonna,…
San Francesco, imitatore degli apostoli,…
San Francesco, gloria dei santi e dei dottori della Chiesa,…
San Francesco, associato a tutti i santi del Paradiso,...


Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo,
perdonaci, o Signore.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo,
esaudiscici, o Signore.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo,
abbi pietà di noi.


Prega per noi, san Francesco di Sales,
affinché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.


Preghiamo:


O Padre,
hai manifestato il tuo amore verso gli uomini
donando loro, in san Francesco di Sales,
un incomparabile modello di dolcezza e di umiltà:
fa’ che, con il suo esempio, diventiamo « sale della terra »
per poter condividere, un giorno,
la sua stessa gloria nel Cielo.
Te lo chiediamo per Cristo, tuo Figlio e Signore nostro. Amen.

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Imprimatur
† Yves Boivineau
vescovo di Annecy
22 luglio 2008

sabato 22 gennaio 2011

Gestire la propria collera per vivere meglio.


La collera, che sia esplosiva o soffocata e interiorizzata, è un’emozione che, senz’altro, noi tutti conosciamo. In ogni momento della vita, infatti, corriamo di rischio di «perdere le staffe», cioè il controllo delle pulsioni emotive, quando siamo a contatto con le molte irritazioni e contrarietà che incontriamo nella quotidianità. A poco a poco la collera s’innesca: all’inizio ribolle come l’acqua in una pentola a pressione; poi, all’improvviso, esplode al minimo pretesto. La collera è spesso una bomba a scoppio ritardato!
Il sentimento della collera nasce in seguito a ferite e aggressioni personali, arrecateci dagli altri o dagli eventi. Non appena ci sentiamo aggrediti, o vittime di qualche ingiustizia, ci ribelliamo e lasciamo esplodere la nostra collera. Quando lasciamo che la nostra collera si sfoghi, eleviamo barricate per proteggerci e per rassicurarci di fronte a comportamenti minacciosi, aggressivi o ingiusti. Ad esempio, chi è vittima di calunnie si arrabbierà quando verrà a sapere le nefandezze che sono state dette su di lui, e ciò è perfettamente comprensibile! Quella collera, però, una volta espressa, gli fornirà tutte le potenzialità di cui avrà bisogno per difendersi e superare le proprie paure: questa collera, detta positiva, permette di superare l’esperienza traumatizzante e di staccarsi dalla morsa dell’aggressore.
In molte circostanze, però, le offese subite alimentano desideri di vendetta: in questo caso, è la collera negativa a esprimersi. Tale animosità, mescolata all’odio, fa affondare maggiormente il cuore dell’uomo nella propria sofferenza: questa collera esplosiva, che nessuno riesce più a contenere, può, infatti, istigare a commettere atti gravissimi, quali violenze, e persino omicidi.
La collera, che non scoppia senza motivo, sorge nel momento in cui si rompe un equilibrio interiore; quando dobbiamo confrontarci con insoddisfazioni o frustrazioni, o quando ci riteniamo vittime d’ingiustizie. Siccome idealizziamo facilmente quelli che amiamo e veneriamo, capita che questa ammirazione trasformi in profonda delusione, quando costoro non corrispondono più all’idea che ci siamo costruiti di loro. Tale frustrazione, che accresce i nostri risentimenti, è sufficiente a innescare una reazione di collera. Se, tuttavia, lasciamo crescere in noi la collera e non la reprimiamo sul nascere, essa diventerà presto incontenibile, irrefrenabile e devastante nei suoi effetti: rancori, inimicizie, antipatie eccetera.
Nella dinamica di una psicoterapia di gruppo si invitano i pazienti a sentire e a esternare le proprie emozioni, tra cui la collera. Perciò, non è raro trovarsi a rivivere scene violente, in cui i pazienti si mettono a urlare, a piangere, a gesticolare per liberare tutta la rabbia, l’odio e l’angoscia che hanno accumulato in se stessi. Queste tecniche emozionali, condotte da specialisti competenti, dimostrano la loro efficacia nel liberare il paziente da blocchi e frustrazioni.
Se esprimere la propria collera è un passo necessario, almeno all’inizio di un processo di guarigione interiore, invece la collera cronica, quella che rinchiude la persona nel proprio odio, è un impedimento alla guarigione.
Cercare la giustizia per se stessi è diritto di tutti, a condizione, tuttavia, che non si entri nel ruolo di vittima o in quello di giustiziere. L’aggressività, la violenza e la collera – che ci stremano e ci rendono così infelici – possono essere contrastate nel praticare la virtù contraria, cioè: la dolcezza e la pazienza. Giungeremo alla pacificazione e alla serenità del cuore, soltanto se perdoniamo e preghiamo per la persona che ci ha fatto soffrire. Questa dolcezza, che penetra in noi stessi, non sarebbe quel « coraggio senza violenza, quella forza senza durezza e quell’amore senza collera » di cui parla un noto filosofo francese, A. Comte-Sponville?
Non allontaniamoci mai dal santo amore di Dio, e custodiamo preziosamente in noi quella dolcezza di cuore che era così cara a nostro san Francesco di Sales. Nella corrispondenza con una religiosa della Visitazione, scriveva: «Siate buona col prossimo e, a dispetto degli scatti di collera che provate, pronunziate molto spesso queste divine parole del Salvatore: Signore, Padre eterno, io amo il prossimo perché lo ami tu, e tu me lo hai dato perché avessi in esso dei fratelli e delle sorelle, e tu vuoi che, come tu lo ami, così lo ami anch’io (1) ».


© Padre Gilles Jeanguenin  - Cf. Guarire le ferite dell’anima con san Francesco di Sales, Paoline Milano 2011, pp. 87-100.
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(1) San Francesco di Sales, Opere complete, XVII, 162.

mercoledì 12 gennaio 2011

Peut-on encore parler du démon aujourd’hui ?



Par le passé, la simple évocation du démon ou de l’enfer suffisait à jeter bon nombre d’âmes dans l’effroi, la peur ou l’angoisse. Aujourd’hui, ces mêmes réalités se heurtent à l’incrédulité voire à l’ironie de beaucoup de nos contemporains : « Mais mon Père, toutes ces histoires de démons sont moyenâgeuses, ne me dites pas que vous y croyez ?.. L’homme d’aujourd’hui ne peut plus croire en ces choses-là… ». Faut-il encore ajouter que certains chrétiens eux-mêmes ne croient plus dans l’existence de Satan ou de l’enfer, qui est la privation éternelle de la vision de Dieu. Qu’à cela ne tienne. La Sainte Écriture, l’enseignement du Christ et de son Église sont clairs : Satan, ange rebelle, existe et œuvre dans le monde pour la perte des âmes. Par la tentation, il porte l’homme au péché, et donc à se détourner de Dieu ; par son action maléfique, il sème la haine, la guerre, la division avec toutes les souffrances qui en découlent. Plus rarement, le Malin s’en prend directement à certaines personnes pour les tourmenter, comme, par exemple, dans les cas de possession diabolique ou de maléfices.

« La plus grande ruse du démon, c’est de nous persuader qu’il n’existe pas » disait Charles Baudelaire. 

C’est précisément là ce que veut le démon : faire croire qu’il n’existe pas. Ainsi, peut-il agir en toute liberté pour semer la confusion, attiser les haines, fomenter divisions et discordes, et pousser au désespoir ceux qui tombent dans ses pièges. En conduisant l’homme au péché et en le détournant de Dieu, Satan veut faire de lui son allié dans sa propre révolte contre Dieu. Cet  ange de ténèbres, qui n’éprouve que  haine et  mépris pour l’humanité, cherche à ruiner les enfants de Dieu en voulant les priver de l’héritage de la Vie éternelle. Pour cela, il veut que l’homme lui obéisse et ne lui mette aucun obstacle : ceux qui ne croient pas, ne prient pas et s’éloignent des sacrements lui rendent donc un très grand service. Satan, en revanche, ne peut rien contre les âmes unies au Christ et à sa Mère. Je dirai même qu’il craint les vrais chrétiens, ceux qui vivent avec ferveur dans la foi.
A part les tentations, qui visent à conduirent l'homme au péché, Satan utilise encore d'autres armes pour détourner l’homme de Dieu : la superstition, le spiritisme, la magie, les pratiques occultes, le satanisme et les sectes en général sont autant de maux qui viennent renforcer son action dévastatrice.
En France, le nombre de voyants et de devins est en passe d’atteindre celui de l’ensemble des médecins généralistes : plus de 40 000. Si à cela nous ajoutons l’ignorance religieuse, le manque de formation chrétienne et l’incrédulité de certains membres du clergé, nous comprenons que Satan a encore de beaux jours devant lui… Dans ces conditions d’appauvrissement de la foi, des chrétiens souffrent et se désespèrent sans savoir à aller et quoi faire. Cherchant en vain une lueur d’espérance, ils sont attirés dans des sectes ou tombent dans les filets maléfiques que leur tendent voyants et autres escrocs ; mais au lieu d'aller mieux, ces personnes s’enfoncent de plus en plus dans l’engrenage de la dépendance, des dettes financières et de l’insuccès.
Non, nous ne sommes pas comme des marionettes que le démon pourrait manipuler à sa guise. Si nous sommes tentés et éprouvés par le Malin, et si nous cherchons à repousser ses tentations, nous sommes sûrs que Dieu ne nous abandonnera pas ; au contraire, il ne cessera de nous aimer et de nous protéger mieux que ne le ferait une mère ou un père pour ses enfants en péril. Le mal n’a d’emprise sur nous que si nous lui ouvrons volontairement la porte de notre coeur. Si nous restons fidèles au Christ, si nous l’aimons et le prions avec foi, nous ne céderons pas à la peur, car la prière confiante et joyeuse désarme le démon. « Le démon craint l’homme qui prie comme Dieu lui-même » disait saint Jean de la Croix.

 Père Gilles

Pour en savoir plus : voir Le diable existe! Un exorciste témoigne et répond aux interrogations, Salvator, 2004.

lunedì 10 gennaio 2011

Come possiamo vincere le tentazioni?


Se le tentazioni riescono a turbarci e a scoraggiarsi, ciò potrebbe indicare che non sappiamo reagire correttamente di fronte ad esse. Quando attraversiamo un periodo di tentazione e di aridità spirituale, diventiamo più facilmente impazienti, irascibili o di cattivo umore. Comprendiamo che non è sempre facile conservare la dolcezza e la serenità di un cuore salesiano in mezzo a quelle perturbazioni!
Ecco piuttosto una lezioncina di apicoltura che sarà certamente molto utile per l’arricchimento della nostra vita spirituale:
Il 26 agosto 1606 san Francesco di Sales, andando a visitare la chiesa di san Giovanni di  Tolomé (in Savoia), si sentì stanco e si fermò presso a una fontana con i suoi compagni di viaggio. Mentre raccontava loro l’incontro di Gesù con la samaritana al pozzo di Giacobbe, uno sciame di api lo circondò e gli avvolse la testa, le guance e le spalle; egli, però, rimase immobile. La sua gente avrebbe certamente allontanato quelle bestioline se un vecchio contadino non fosse intervenuto con questa raccomandazione: «Monsignore, non muovetevi e non cacciatele via. Di tanto in tanto dite qualche parola perché sappiano che non sono nel loro silenzioso alveare: vedrete, presto vi lasceranno in pace». Il vescovo seguì questo saggio consiglio e così evitò di farsi pungere dallo sciame di api. Non potrebbe essere che da quel giorno Francesco sia divenuto amico delle api fino a citarle come esempio negli scritti e nelle sue prediche? 
Il santo vescovo, dopo aver raccontato questa memorabile esperienza alla baronessa di Chantal, trae questo bell’insegnamento:
Credetemi: non abbiate paura delle tentazioni; non toccatele, ed esse non vi nuoceranno. Passate oltre, e non perdete tempo per esse. Le care api, alle quali il monsignore era particolarmente affezionato, pungono, effettivamente, se sono provocate o irritate da un qualche movimento brusco, mentre si allontanano se rimaniamo immobili e se le ignoriamo. Più vogliamo cacciarle, più esse persistono nel darci fastidio, diventando anche più aggressive e cattive. Non disturbiamole, dunque, rimaniamo sempre padroni di noi stessi e pazienti, se non vogliamo rischiare qualche dolorosa puntura!

Padre Gilles in San Francesco di Sales e il diavolo, San Paolo, Milano 2010, pp. 57-58. 

lunedì 3 gennaio 2011

Meditazioni per l'Epifania

L'adorazione dei magi - Chiesa parrochiale di Chirens (Francia)

Sermo del beato Guerrico d'Igny, 
abate cistercense del sec. XII

Guerrico nato a Tournai in Belgio tra il 1070 e il 1081 divenne professore e canonico. Più che quarantenne fu mosso dal desiderio di vedere san Bernardo. Convertito dalla sua predicazione verso il 1122 divenne suo discepolo a Chiaravalle. Dopo diciassette anni fu eletto abate di Igny nella diocesi di Reims nel 1138. I suoi sermoni raccolti dai suoi monaci, dimostrano chiaramente come Gesù si formi e cresca in noi per mezzo di Maria. Guerrico morì il 19 agosto 1157. 
Festa liturgica: 19 agosto.
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“Che gioia per la fede dei Magi vedere mentre regna in questa Gerusalemme quello che vagiva a Betlemme; era in un rifugio di poveri, ed è nel palazzo degli angeli; era in fasce ed è fra i santi, era nel grembo della Madre ed è sul trono del Padre.
Giusta ricompensa per una fede che non esitò a venerare Dio in un essere umano così fragile. Fu la stella derivata da Giacobbe a illuminare i cuori dei Magi e vale anche per loro quanto Salomone dichiara sui progressi del giusto che arriva fino alla perfezione; essi pure s’incamminarono sulla via buona al levarsi della stella, continuarono con la sua guida fino all’inizio del mattino e giunsero infine alla contemplazione del sole che scintillava in tutto il suo splendore”.

Preghiera:

Tu dunque, o Signore, Padre delle luci,
che hai mandato il tuo unico figlio, luce nata dalla luce,
ad illuminare le tenebre dei mortali,
concedi a noi di giungere per la via della luce alla luce eterna,
affinché, nella luce dei viventi,
siamo graditi davanti a te,
che vivi e regni per tutti i secoli dei secoli. Amen

Fonti: Bianca Betto, Guerrico d'Igny e i suoi sermoni, Scritti monastici 12, Abbazia di Praglia, 1988, pp.222 ; 232.


San Cromazio di Aquileia

Cromazio fu vescovo di Aquileia dal 387 al 408, succedendo a Valeriano. È autore di un Commento al Vangelo di Matteo, rimasto probabilmente incompiuto e di numerosi Sermoni che sono un’importantissima testimonianza della fede e della vitalità dell’antica Chiesa aquileiese. Condivise fino alla morte le travagliate vicende del suo popolo a cause delle invasioni barbariche. Il suo culto ha ricevuto in questi decenni notevole impulso in seguito alla riscoperta e ampia trattazione dei suoi scritti, rimasti per secoli quasi del tutto sconosciuti. 

Festa liturgica: 2 dicembre
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"Essendo, dunque, i Magi, dopo la gloriosa fatica del lungo viaggio, giunti a Gerusalemme per cercare il re dei Giudei, subito il re Erode e l’intera Gerusalemme furono sconvolti dalla devota fede dei Magi; sono convocati i principi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si chiede loro dove dovesse nascere il Cristo. Risposero: A Betlemme di Giuda, secondo l’annuncio del profeta. Così, infatti, sta scritto: E tu, Betlemme di Giuda, non sei il più piccolo tra i capoluoghi di Giuda: da te infatti uscirà un capo che governerà il mio popolo, Israele. Ma Erode e gli abitanti di Gerusalemme, pur non ignorando Cristo nostro Signore, ma sapendo di lui, lo disprezzarono. Infatti, e s’informano della testimonianza del profeta e apprendono che Cristo doveva nascere a Betlemme. Ma questa località di Betlemme, dove nacque il Signore, aveva ricevuto un nome dal significato profetico. Betlemme, infatti, dall’ebraico si traduce in latino come «casa del pane», perché lì doveva nascere il Figlio di Dio che è il pane della vita, secondo quello che egli stesso dice nel Vangelo: Io sono il pane vivo disceso dal cielo (Gv 6, 4l)". 

 (Dalle Omelie sul vangelo di Matteo, VII, 4-5).